SE IL GIORNALE VUOL DIRE FIDUCIA

Un commento al sondaggio dello IARD.

Vi fidate più di un sacerdote o di un giornalista? Sarà perché conosco la categoria ma di fronte a un simile quesito non nutrirei dubbi: tra il ministro del Padreterno e i padreterni delle redazioni scelgo il primo. E invece, secondo i dati raccolti dallo IARD, istituto che si occupa di radiografare l’animo e i convincimenti dei giovani, i ventenni titubano. Tra preti e reporters quasi non sanno chi scegliere e fanno affidamento al 48,8% sugli uomini in abito talare e al 48,1% sui cronisti.

Non so se ciò preluda a una rivalutazione degli articolisti o a un calo di credibilità di chi officia la Santa Messa. Sta di fatto che almeno un ragazzo su due ha fiducia nei giornalisti. Curioso. Anche perché nell’ultimo anno non è passata settimana che qualche politico non si sia scagliato contro la categoria dei gazzettieri. Gli albanesi attraversano

l’Adriatico? Colpa della stampa. I parà sono accusati di aver seviziato un certo numero di somali? E’ una montatura dei settimanali. L’assessore raccomanda il lavoro di alcuni dei suoi? Un complotto della stampa. Tanzi rivela che ha finanziato i politici di centro destra e di centro sinistra. Casini querela Feltri. Florino “infama” ed “infanga” Casoria ed Afragola con “impazzite” interrogazioni parlamentari. E’ colpa dei giornali…… D’Alema, Casini, Bersani o Alfano, la sostanza non cambia: quel che accade in Italia è deformato – quando non è creato – dai giornalisti.

 

I cronisti hanno certo colpe e difetti. Spesso sono pasticcioni e confusionari. Le notizie non le verificano e le informazioni le riportano orecchiando qua e là. Ma non sono ancora giunti al punto di inventarsi i fatti. E forse ciò che dà fastidio ai nostri politici, (che nella hit parade della fiducia sono ultimi in classifica, riscuotendo tra i giovani solo il 9%) è proprio questo: che i giornali riportino i fatti, anche quando questi imbarazzano il Palazzo. Disturbati nell’esercizio delle loro disfunzioni, ministri (o assessori o consiglieri) e segretari di partito reagiscono accusando la stampa di pettegolezzi e di scandalismo.

Probabilmente, se si sottoponessero senza lagnarsi al diritto di critica (e ne tenessero in qualche misura conto), politici, sindacalisti e funzionari, nella graduatoria della fiducia giovanile otterrebbero cifre un po’ più sostanziose. Ma, conoscendoli, specie quelli di Casoria, credo di pretendere troppo. Per il momento, stanno apprendendo i rudimenti del liberalismo economico. Per quello dell’informazione bisogna attendere.

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