Iniziativa a sostegno delle vittime palestinesi e per chiedere la fine dei bombardamenti dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania
Non si può solo stare a guardare o volgere lo sguardo dall’altra parte quando un senso di inquietudine tremenda ti assale in qualità di operatore dell’informazione alla notizia diramata dall’UNICEF, della “catastrofe” in atto a Gaza e dell’insufficienza degli esigui aiuti alimentari che cominciano ad arrivare dopo il blocco dei Tir imposto da Netanyau per più di due mesi. Gli alimenti giunti sono solo “una goccia nell’oceano”. Non si può tacere ! La coscienza di uomo, di padre, di operatore pastorale sempre alla ricerca di un senso di humanitas evangelica da dare alla vita, e anche di “amico” da anni dell’UNICEF, è stravolta dalle immagini di bambini all’assalto di pentoloni con ciotole per impetrare il cibo che può, per poco e solo parzialmente, placare il bisogno di fame non solo proprio, ma anche di fratellini, sorelline, anziani che attendono a casa; non si possono dimenticare quelle mani scheletrite che cercano di racimolare dal fondo dei pentoloni con i cucchiai quel poco di cibo che vi è rimasto, così come non si può non rimanere sgomenti e scioccati dai corpi di tanti bambini avvolti in sudari di morte.
“Ogni giorno è una corsa contro il tempo: 71.000 bambini e 17.000 mamme sono in grave malnutrizione”, ha denunciato, appena qualche giorno fa, l’Unicef. Non dimentico, sia chiaro, quanto accaduto il 7 ottobre 2023 nella notte in cui Israele ha vissuto l’orrore della barbarie di cui si è resa colpevole Hamas, ma, obiettivamente, come può la comunità internazionale non condannare con fermezza, in maniera compatta e unanime Netanyau, sostenuto dal governo di ultradestra, le cui mani grondano sangue di circa cinquantamila palestinesi massacrati sotto le bombe, tra i quali migliaia di bambini: una reazione assolutamente sproporzionata, incomprensibile, ingiustificabile! Qui non c’entra il popolo israeliano, che, a gran maggioranza, insieme a vari organi di stampa, protesta con vigore affinché si ponga fine ad una carneficina brutale e crudele. Yair Golan, leader dell’opposizione ha dichiarato: “Diventeremo uno Stato-paria come lo fu il Sudafrica dell’Apartheid se non torneremo a comportarci come un Paese sano di mente». Quindi, la sdegnata riprovazione degli atti abominevoli del governo di Netanyuau contro il popolo palestinese non va assolutamente confusa con l’antisemitismo, che ha indotto a commettere un attentato mortale contro due giovani funzionari dell’ambasciata israeliana a Washington. Giustamente il Presidente israeliano Herzog ha definito l’attentato “un atto spregevole di odio, di antisemitismo”. Ciò detto, bisogna porre fine al circolo vizioso e perverso di odio che chiama altro odio. La sicurezza di Israele va perseguita con la fine immediata delle cruenti operazioni militari contro i diritti umani dei palestinesi per avviare un serio negoziato politico, alla responsabile ricerca di un accordo che salvaguardi la pace in Medio Oriente e garantisca la sicurezza dei due popoli. In caso contrario, gli Stati dell’Unione Europea subito devono agire, non tergiversando ancora, perché già troppo si è stati inerti a guardare. Occorre immediatamente assumere provvedimenti contro il governo di Netanyau, tra cui il blocco degli accordi di cooperazione e il riconoscimento dello Stato palestinese.
In tale direzione di forte sollecito è stata organizzata un’iniziativa per domani , 24 maggio,promossa dal professor di Storia dell’Arte Tomaso Montanari e da altre personalità a sostegno delle vittime palestinesi e per chiedere la fine dei bombardamenti dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Ha dichiarato Montanari: “Dei 5 camion che Israele ha permesso di fare entrare a Gaza lo scorso 19 maggio (dopo circa due mesi e mezzi di blocco dei Tir con aiuti alimentari al confine, ndr), due portavano sudari, lenzuola in cui avvolgere i corpi senza vita di donne, bambini e uomini innocenti uccisi, fatti morire da Israele. Israele è un alleato dell’Italia, è un alleato dei Paesi occidentali, non è come Putin, un nemico; quello che Israele fa ricade su di noi. La responsabilità di ognuno di quei morti è anche di ognuno dei cittadini occidentali che non prende la parola contro il silenzio dei propri governi. Chi tace acconsente! E come ci ha insegnato a vedere Paola Cariddi, i sudari, in questo momento, sono il più terribile sintomo del genocidio di Gaza. Questa parola impronunciabile, che ora è pronunciata dalla realtà. Il 24 maggio esponiamo un sudario, un lenzuolo, un asciugamano, un telo bianco, qualunque tessuto bianco: facciamolo nelle piazze, facciamolo alle finestre, sui balconi. E’ un piccolo segno che chiunque può fare , anche chi non può uscire di casa, e chi non può proprio farlo, può fotografarlo e metterlo sulla propria finestra elettronica, sul web, sul social. A cosa serve? A prendere la parola in pubblico, a far sentire un peso crescente sulla coscienza di chi ci governa. Chi ci governa, con il suo silenzio, ha le mani sporche di sangue. Il 24 maggio 50.000 sudari per Gaza.
Antonio Botta