19 marzo, in memoria delle vittime di mafia e di Don Peppe Diana.

Quest’anno la Festa del Papà è stata dedicata alla commemorazione.

Ieri si è celebrata a Potenza la XVI Giornata della Memoria e dell’Impegno delle vittime di mafia, organizzata da “Libera associazioni,nomi e numeri contro le Mafie”. La marcia è partita nel capoluogo della Basilicata alle ore 10:00, si è proseguito con la lettura dei 900 nomi delle vittime della mafia e con interventi dal palco; nel il pomeriggio sono stati organizzati seminari di approfondimento. “Insieme, verità e giustizia in terra di luce”: questo lo slogan della giornata che è stata  celebrata in diverse città d’Italia, nelle piazze e nelle scuole. Ed in Campania proprio queste ultime sono state chiuse, in memoria di Don Peppe Diana, assassinato dalla camorra nel 1994 nella sua chiesa di Casal di Principe, nel giorno del suo onomastico. Il coraggioso parroco si trovò ad operare in quei territori spesso definiti “terra di nessuno”, in cui la fugacità e l’imprevedibilità della vita sono più forti che negli altri luoghi, perché l’esistenza della persone non è messe nelle mani di nessun Dio, né nelle mani del destino, quanto piuttosto, in quelle della Camorra.

E egli ne era ben consapevole, quando scrisse : “la Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato. E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi. La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale”.

Giuseppe Diana, uomo comune e allo stesso tempo straordinario, nella sua affermazione:“per amore del mio popolo non tacerò”, ha probabilmente lasciato a noi una copiosa eredità ed il più prezioso degli insegnamenti: non bisogna essere grandi eroi per modificare le cose; ognuno quotidianamente, adoperando in nome dell’amore, del vero e della legalità, sta già contribuendo a cambiare in meglio il mondo.

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