Un giorno si dirà “che italiani quei francesi del 2018”

Una volta Victor Hugo ebbe a dire che “Senza la Francia, il mondo sarebbe solo”. Chissà, magari si sarebbe ripetuto guardando il mondiale 2018, una rassegna nella quale la Francia ci ha fatto riscoprire la bellezza di essere italiani. Sì, francesi italiani potrebbe sembrare un ossimoro e invece e tutto ciò che abbiamo visto in Russia. Una squadra qualitativamente superiore a tutte le altre che ha fatto della tattica la sua arma vincente: perché è meglio essere “brutti e vincenti” che “belli e perdenti”, come la Spagna che si è inesorabilmente suicidata nel suo delirio di “bel gioco e possesso palla”. Che poi questa Francia, a dire il vero, non è nemmeno così “brutta” come è stata definita da qualcuno: nel “sacrificio” di Griezmann, costretto a fare il “lavoro sporco” per aiutare la squadra, c’è quanto di più bello possa esprimere questo sport. Il trionfo della cooperazione a discapito dell’individualismo. Griezmann gioca per la squadra, a volte anche un po’ nell’ombra di Mbappè, ma nella sua testa c’è solo il bene della Francia e non un “possibile” Pallone d’oro, che a mio modesto avviso meriterebbe per il lavoro certosino che ha fatto prima con l’Atletico e poi con la nazionale. Un uomo di altri tempi in un calcio dove girano milioni e milioni: ad inizio stagione era promesso sposo dello United, ma poi rifiutò la chiamata di Mourinho a causa della sanzione del mercato bloccato ai danni dei colchoneros. La sua partenza avrebbe rovinato Simeone, dato che la dirigenza biancorossa non avrebbe potuto colmare la perdita sul mercato. Ed è la Francia di Griezmann che torna indietro ad aiutare i compagni, che suggerisce movimenti di gioco, che dai piazzati avvelena gli avversari e che dagli 11 metri sembra non provare emozione alcuna e, glaciale, non fallisce l’appuntamento col gol. Ed è la Francia delle stelle che nascono, come quella di Mbappè, e che risorgono, come quella di Pogba che è ritornato a splendere nel momento più importante, in finale. E’ la Francia di Kantè, l’uomo nei cui piedi e polmoni si nasconde il segreto del Leicester dei miracoli di mister Ranieri. E’ la Francia di Varane-Umtiti, quasi impeccabili nel condurre la difesa dei galletti. Quasi e non del tutto perché non sono mica Fabio Cannavaro. E’ la Francia della “grande bellezza” di Pavard: e solo chi ha visto la partita con l’Argentina capirà perché. Ed è la Francia di tanti altri, ma soprattutto di Deschamps, descritto da molti come un “uomo fortunato”. Una fortuna che aiuta gli audaci: si è esposto facendo giocare la Francia all’italiana ed ha avuto ragione. In caso contrario, probabilmente, avrebbe dovuto richiedere asilo politico a Roma: e di questi tempi non è mica facile. Non è la Francia di Giroud, invece, che in 7 partite non ha fatto nemmeno un tiro in porta. Volendo ci sarebbe stato Benzema, sul quale pendeva il veto della questione morale. Comunque la si pensi, nella scelta finale i galletti hanno dimostrato coerenza e non hanno cambiato idea, nonostante uno come lui, anche in una delle sue stagioni peggiori, servisse come il pane. La Francia “italiana”, secondo molti brutta, per me è riassunta nella conferenza prima della finale di Griezmann. Sì, ancora lui: non posso fare a meno di parlare di un calciatore poco chiacchierato, ma che in questo 2018 ha dimostrato molto di più di calciatori che “vendono più gadget e accessori vari”. I belgi dopo l’eliminazione subita dai galletti ne criticarono il modo di giocare e il francese ha risposto per le rime: “Courtois ha vinto con me il campionato con l’Atletico Madrid. E col Chelsea crede di fare il gioco del Barcellona? Lasciamo stare. Sinceramente non m’interessa di essere considerato un campione del mondo brutto. Voglio la stella e se ottengo la stella non m’interessa di altre questioni”. Je m’en fous, non m’interessa. E’ stata la filosofia francese di questo mondiale: parlatene male, quanto volete. L’obiettivo era la seconda stella: non sono stati brutti, sono stati concreti. Sono stati i più forti e lo hanno dimostrato. Sono stati italiani, quei francesi. E la seconda stella se la sono cucita sul petto, meritatamente. Applausi ai campioni del mondo!

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