Tutta la soddisfazione di Marco Nitride, grande protagonista di “Cuochi d’Italia”

Abbiamo incontrato per i nostri lettori uno dei grandi protagonisti della prima puntata di “Cuochi d’Italia”, il giovane e talentuoso Marco Nitride. La trasmissione, una vera e propria “Coppa Italia” del cibo, ha visto la Campania del nostro Marco sfidare la Valle D’Aosta. “Tutto è iniziato un pomeriggio quando mia cognata mi invia la mail della redazione di cuochi d’Italia in quanto cercano cuochi che rappresentino le regioni” ci racconta Marco. “Quindi invio la mia candidatura e dopo qualche giorno arriva la chiamata. Dovevo andare a Milano per fare questo provino a cui tanto tenevo perché per me rappresentare la mia regione è stato un onore. Già mi è capitato di partecipare e fare provini per programmi in tv, ma la mia timidezza e la paura delle telecamere mi hanno sempre reso un po’ rigido. Questa volta volevo uscire fuori dalle “tenebre” della mia timidezza e raccontare la mia storia attraverso i miei piatti. Decido quindi di portare al provino un piatto della tradizione napoletana che mi rappresenta, che fa venir fuori il mio approccio al salvaguardare il bene della materia prima che la mia terra offre e che mia madre preparava con amore e orgoglio per la riuscita del piatto stesso. Si tratta di una zuppa di pesce fatta con tutti gli scarti accompagnata da scialatielli fatta a mano.Arrivato agli studi inizio il mio provino dove mi racconto e preparo questo piatto che potrebbe portarmi a rappresentare la Campania. È una delle prime volte che mi sento soddisfatto della riuscita del provino, il piatto è stato assaggiato e apprezzato dai giudici ed io ne sono molto felice. Torno nella mia amata città con la solita frase “ le faremo sapere”, ma dentro di me sapevo che era andata bene, che avevo giocato le carte nel migliore dei modi e così il giorno successivo mi confermano che rappresenterò la Campania nell’ottava edizione di Cuochi d’Italia. Scontato dirvi la mia gioia e così ho iniziato a pensare quali piatti tradizionali potevano rappresentarmi al meglio”. Poi la puntata: “Durante la prima manche gioco in trasferta, quindi decido io il piatto della regione avversaria, che ne propone 3. In questa edizione oltre ai 3 piatti che propone l’avversario, c’è la possibilità di scegliere una cloche misteriosa che portano i giudici, ma è sempre un piatto della Valle D’Aosta, ed io scelgo la cloche misteriosa. La prima manche va bene e i giudici mi danno due volte 8 punti, mentre all’avversario un giudice assegna 8 e l’altro 9”. Poi arriva il ritorno. “ Ora è la mia avversaria a scegliere un dei tre piatti che ho portato, ossia calamaro mbuttunato, involtini di friarielli e spaghettone capa e core (testa e coda dell’anguilla). Anche in questo caso c’è una cloche misteriosa,ma l’avversario preferisce andare sul sicuro e sceglie l’involtino di friarielli. Arriviamo davanti ai giudici e a me danno entrambi 8, mentre alla sfidante Esposito ne assegna 9 e Tolomei 7: quindi vince la Valle D’Aosta”. Ma nonostante l’esito della sfida, Marco si mostra decisamente soddisfatto: “Sono onorato e orgoglioso dei voti e soprattutto dei giudizi che mi hanno dato i giudici. Il mio intento era quello di far arrivar loro la mia passione e la mia storia e ci sono riuscito. È vero, i miei piatti esprimono la mia sensibilità, un dono raro come ha detto Tomei, e che sia arrivato a loro per me è motivo di orgoglio, cosa che ha detto anche Gennarino Esposito. Sentirmi dire da quest’ultimo che nel mio piatto vede un futuro radioso e che i miei piatti mi rappresentano è stato davvero emozionante. Questa esperienza mi ha segnato, mi ha fatto crescere. Solo nel raccontarla mi vengono i brividi e la pelle d’oca. La sfida è stata vinta dalla mia avversaria, ma io sono soddisfatto della riuscita di tutti”. E quindi qual è la personalità di Marco in cucina? “Mi sono sicuramente accostato inizialmente alla cucina tradizionale, ma col tempo me ne sono distaccato intraprendendo un percorso culinario del tutto personale. Non ho cancellato i piatti tradizionali, che oggi utilizzo nei miei menù – con una forma del tutto rivisitata – ma ho ampliato gli orizzonti anche con accostamenti nuovi e a tratti bizzarri. Il mio sogno oggi, come quello di gran parte dei cuochi è aprire un bistrot tutto mio, con pochi tavoli, caldo ed amichevole”

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