Trenta denari fanno la felicità?

Di scandali nel Nostro Paese ce ne sono a iosa; in ogni settore in cui vi sia l’ombra – od anche la parvenza – di un interesse economico, scoppia ogni giorno una notizia che rimanda ad un’immagine cui, purtroppo, da troppo tempo siamo stati abituati, fino a non farci –ahimè – quasi più caso : letame. Cumuli di letame – sia in senso proprio che figurato – ci circondano, ma noi siamo talmente assuefatti che neanche più il puzzo maleodorante che esso emana ci dà più fastidio : ormai, non distinguiamo più se sia letame, mondezza, od altro … i nostri sensi non percepiscono più la sottile differenza, ne sono ottenebrati per assuefazione.

Che disgusto! E’ quantomeno mortificante – se non altro, per noi stessi – assistere alla nostra insensibilità al lerciume che ci circonda, inondandoci di spazzatura in senso lato. In politica, in economia, nel calcio, non passa giorno che non ci giunga puzza di marcio : e noi, zitti zitti, anestetizzati dall’abitudine alla mondezza, non tendiamo nemmeno più l’orecchio, non ci scandalizziamo, non “sentiamo” più la “puzza” della notizia che un tempo ci avrebbe certamente disgustati : l’economista accusato di tentativo di stupro, il calciatore che manipola le partite, il politico che si vende l’anima per quattro soldi… sì, lo so che anche Giuda vendette Gesù per trenta denari; ma della sua fine, proprio non si ricorda nessuno? Duemila anni di Storia non hanno affatto lasciato il segno? Chi vende se stesso, la parte migliore di sé, o manipola i sogni di chi in lui crede, prima o poi annega se stesso in un’agonia dell’esistenza, che è essa stessa la negazione dell’esistenza; che misera esistenza è quella di chi s’inganna, credendo di ingannare il suo prossimo laddove inganna se stesso? Chi è più misero: chi conduce alla miseria o chi la subisce? Personalmente, sono profondamente nauseata da tutto il lerciume che ci circonda : sia nel macro-cosmo, che nel nostro piccolissimo micro-cosmo, vedo e “sento” ancora tutta la mondezza che invade ogni angolo della nostra esistenza, ed anche se mi sento un’aliena, continuo a lottare affinché tutto questo lerciume non ci sovrasti, ma si possa continuare a dire, parafrasando il saggio Cartesio : “sento”, dunque esisto.

 

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