Sì del Senato alla manovra da 54 miliardi Tafferugli davanti a palazzo Madama

ROMA – Sì del Senato alla manovra da 54 miliardi. A palazzo Madama il governo incassa la fiducia sul maxiemendamento che riscrive per la quarta volta la manovra economica con 165 sì, 141 no e tre astenuti. Assente in aula il premier Silvio Berlusconi. Ora il provvedimento passa alla Camera. 

Momenti di tensione in serata in piazza Navona dove dal presidio contro la manovra è partito un lancio di uova e fumogeni. Alcuni manifestanti hanno provato a forzare le transenne sistemate dalle forze dell’ordine proprio mentre il Senato stava votando la fiducia. Manifestanti appartenenti ai sindacati Usb hanno lanciato anche petardi e bengala verso palazzo Madama. La breve contestazione è stata contenuta dai poliziotti che presidiavano il tratto di strada che collega corso Rinascimento, all’altezza di Palazzo Madama, a piazza Navona. 

Poi i manifestanti si sono avviati in corteo spontaneo verso Montecitorio. I manifestanti rappresentano diverse realtà romane: dai sindacati di base (Usb) ai movimenti di lotta per la casa, fino ai comitati ambientalisti e agli studenti di atenei in rivolta. Da ieri, giorno dello sciopero generale della Cgil e dell’Usb contro la manovra, presidiano piazza Navona con una tendopoli per contrastare «fino all’ultimo minuto» l’approvazione della manovra economica.

La protesta dei Cobas contro la manovra è arrivato poi anche davanti Palazzo Grazioli, dove c’è la residenza del premier. I manifestanti sono stati respinti dalle

forze dell’ordine che hanno blindato tutto il perimetro attorno al palazzo. I manifestanti dei Cobas si sono diretti poi verso piazza di Montecitorio e hanno fatto esplodere petardi e acceso fumogeni. La polizia ha risposto limitandosi a tenere a distanza i contestatori. Gli attivisti, dopo una nuova assemblea in piazza Montecitorio, hanno poi lasciato la piazza, dandosi appuntamento a venerdì mattina alle nove, «quando la manovra tornerà alla Camera». 

«Depreco in modo forte e convinto» la violenza nelle vicinanze del Senato, «un vulnus alla democrazia e al Paese», afferma il presidente del Senato Renato Schiafani in Aula dopo gli incidenti di piazza Navona.

«Il momento che attraversiamo ci vede vivere settimane difficili e amare». Lo dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, sottolineando «le sfide difficili che chi ha responsabilità è chiamato ad affrontare».

La manovra, dopo il maxi-emendamento presentato all’Aula del Senato, vale per il 2013, l’anno in cui è fissato il pareggio di bilancio, 54.265 milioni di euro, come impatto sull’indebitamento netto. È quanto risulta sommando i 49.865,7 milioni di euro, indicati nella Relazione Tecnica al decreto del 13 agosto, sempre in relazione al deficit, ai 4.399,3 milioni indicati nella Relazione tecnica diffusa oggi e relativa al maxi-emendamento.

Un vertice di maggioranza, ieri, ha rivoluzionato il provvedimento: l’Iva sale al 21 per cento, viene introdotto un contributo del 3 per cento per i redditi sopra i 300 mila euro, dal 2014 ci sarà l’adeguamento delle pensioni delle donne per il settore privato. Giovedì poi il Consiglio dei ministri approverà l’introduzione in Costituzione della “regola d’oro” sul pareggio di bilancio e l’abolizione delle Province (ma non come era stato promesso dal governo il dimezzamento dei parlamentari).

Il maxi-emendamento impatta positivamente sul deficit per 4,342 miliardi di euro nel 2012, 4,399 mld nel 2013 e 4,389 mld nel 2014. Nel 2011 invece l’impatto sull’indebitamento netto è di 700 milioni. Quasi tutto il gettito aggiuntivo arriva dal ritocco dell’aliquota Iva dal 20 al 21%. L’innalzamento di un punto dell’aliquota porterà un maggiore gettito di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012, si legge nella relazione tecnica al maxi-emendamento alla manovra.

«A decorrere dal 1° gennaio 2011 e fino al 31 dicembre 2013 sul reddito complessivo» nel caso in cui sia «di importo superiore a 300.000 euro lordi annui, è dovuto un contributo di solidarietà del 3 per cento sulla parte eccedente il predetto importo». È quanto si legge nel maxi-emendamento, presentato all’Aula del Senato, che conferma la misura annunciata ieri. L’introito netto per la finanza pubblica del contributo di solidarietà ammonterà a 53,8 milioni di euro per il 2012 e di 144,2 nei successivi due anni. 

L’anticipo dell’allineamento dell’età pensionabile delle donne lavoratrici del settore pubblico a quello delle donne impiegate nel privato porterà risparmi per le casse dello Stato di 90 milioni nel 2105, che saliranno progressivamente a 720 nel 2021. La nuova versione della manovra prevede un anticipo sia dell’avvio (2014) che dell’entrata a regime dell’allineamento (2026). 

Proroga condono 2002. «Per i soggetti che hanno aderito al condono di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, i termini per l’accertamento ai fini dell’imposta sul valore aggiunto pendenti al 31 dicembre 2011 sono prorogati di un anno». È quanto si legge nel maxi-emendamento alla manovra depositato all’Aula del Senato.

Ridotti i tagli alle indennità dei deputati. I parlamentari-professionisti, a partire dagli avvocati, riescono a limitare i danni previsti dalla prima versione della manovra: il maxi-emendamento del governo, infatti, riduce i tagli alle loro indennità, accogliendo così in parte la richiesta di una raccolta di firme partita ieri in Senato. Il decreto varato l’11 agosto prevedeva che a senatori e deputati che avessero proventi dalla loro attività professionale, fosse tagliata del 50% l’indennità. Il maxi-emendamento invece limita questa riduzione: essa ammonterà al 20% per la parte eccedente i 90.000 euro e al 40% per la parte eccedente i 150.000 euro.

Si allenta la stretta sulle manette agli evasori. Il carcere con le correzioni del maxi-emendamento potrà scattare solo se l’evasione, oltre a raggiungere i 3 milioni dovrà essere superiore al 30% del fatturato. L’ammorbidimento delle norme sul carcere per gli evasori «è una decisione molto grave del Governo, evidentemente finalizzata a coprire qualcuno che certamente non è un piccolo evasore». Lo afferma il senatore Giovanni Legnini (Pd). A suo giudizio, «o si tratta di un pasticcio, oppure vuol dire che per i reati fiscali più gravi e per i grandi evasori, quelli che fatturano almeno 10 milioni di euro, si stabilisce un regime penale più favorevole». 

«Gli evasori ringraziano il governo per la scappatoia introdotta sulla norma che prevede il carcere. Grazie alla modifica fatta in extremis, infatti, la reclusione scatterà solo nel caso in cui l’ammontare dell’imposta evasa sia superiore a 3 milioni di euro e al 30% del giro d’affari», sottolinea il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione bilancio.

Con il maxi-emendamento, che corregge la norma sul carcere per i grandi evasori, «si è rimediato ad un imperdonabile errore che rischiava di esporre Berlusconi ad una condanna non sospesa». Lo ha detto, ironicamente, Luigi Li Gotti dell’Idv, intervenendo in Aula del Senato. Con l’impossibilità di chiedere la sospensione condizionale della pena, per un’evasione di oltre 3 milioni di euro, come era la norma originaria, «ci si era chiesti come mai il premier non fosse stato protetto. Con il maxi-emendamento è arrivata la correzione e la richiesta di due condizioni congiuntamente. L’evasione deve essere superiore ai 3 milioni di euro e allo stesso tempo deve essere superiore al 30% del volume di affari. Questo significa – fa notare l’esponente dell’Idv – che se uno ha un fatturato di 100 milioni di euro può evadere fino a 29,9 milioni e ha diritto alla sospensione della pena».

La manovra varata ieri dal governo italiano «può senza dubbio contribuire a rafforzare la fiducia nell’economia italiana in una fase critica». Lo ha detto il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, auspicando «una rapida adozione» delle nuove misure fiscali.

 

Fonte: Il Mattino

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