Russia 2018, 6 giorni dopo: tanti autogol, tre eliminate, tanti fracassi e il pallone d’oro

“Come una candela accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore accende un altro e così si accendono migliaia di cuori” ebbe a dire Tolstoj, uno dei più grandi scrittori russi di sempre. Una citazione, la sua, che può calzare a pennello come descrizione di un fenomeno globale come quello dei mondiali di calcio, dove il cuore di un calciatore riesce ad accendere quelli di milioni di appassionati. Russia 2018, fino a questo momento, ha regalato emozioni veramente a tutti. Lo sanno bene i padroni di casa che erano partiti tra l’indifferenza generale e, invece, sono praticamente qualificati alla fase ad eliminazione diretta. Il gol di Gazinskij dopo appena 12 minuti nella gara inaugurale del Luzniki contro la modesta Arabia Saudita aveva sicuramente alimentato delle buone speranze, ma sicuramente i supporters russi non si aspettavano un avvio così sprint. Alla marcatura del centrocampista del Krasnodar ne sono seguite altre 4, ad annotarle l’ex madridista Cheryshev, l’attaccante Dzyuba e il gioiellino Golovin. Ma la risposta più sorprendente la Russia l’ha data ieri sera, rispondendo a quanti avevano commentato il 5-0 inaugurale come un “fuoco di paglia”. L’Egitto di Salah, infatti, è caduto sotto i colpi letali dei soliti Cheryshev e Dzjuba, dopo che il tabellino dei marcatori era stato aperto dall’autogol dell’egiziano Fathi. Unica gioia per i ragazzi di Cuper è stato il gol bandiera siglato dalla stella del Liverpool, ma l’insuccesso per 3-1 ha praticamente tagliato le gambe all’Egitto, già sconfitto nella gara d’esordio dall’Uruguay. Un successo arrivato a un solo minuto dal 90′ per la Celeste: la vittoria di misura per 1-0 non fa altro che confermare il meraviglioso exploit russo, che ha faticato poco contro i nordafricani, a differenza dei sudamericani costretti sul pari per la quasi totalità del match. E nemmeno la vittoria ai danni dell’Arabia Saudita da parte dell’Uruguay è stata molto convincente, ma almeno si è sbloccato Luis Suarez che ha mandato la sua nazione, insieme alla Russia, agli ottavi di finale. Nel girone B, invece, abbiamo già un primo verdetto dopo appena tre partite: Cristiano Ronaldo sarà nuovamente pallone d’oro. Ovviamente è una semplice battuta, ma nemmeno tanto vista la clamorosa partenza dell’asso portoghese in questo mondiale che, però, è ancora lungo e insidioso. Il verdetto, chiaramente, è la prematura eliminazione del Marocco, sconfitto clamorosamente all’esordio dall’Iran a causa di un autogol dell’ultimo minuto. Contro il Portogallo serviva la partita della vita, ma CR7 ha disintegrato tutte le possibilità marocchine dopo appena 4 minuti, mettendo a segno il gol dell’1-0. Una vittoria comunque risicata e sofferta quella dei lusitani, che si aggrappano con tutte le forze alla loro stella, già autore di una meravigliosa tripletta che ha garantito il pari spettacolare contro le furie rosse della Spagna. E tra le big, nonostante qualche piccola amnesia difensiva, la Spagna è sicuramente quella ad essere uscita meglio dal primo turno: gioco e mezzi sono dalla sua parte, nonostante il terremoto pre-esordio con l’esonero di Lopetegui di cui avrete sicuramente già letto e sentito abbastanza e di cui, pertanto non parleremo ancora. Gli iberici saranno chiamati a ipotecare il passaggio del turno già questa sera contro l’Iran: non uno scoglio insormontabile. Arriva in maniera un po’ controversa, nel raggruppamento C, il successo dei cugini transalpini ai danni dell’Australia: i canguri si sono resi protagonisti di una prestazione decisamente all’altezza, evidenziando una buona organizzazione e grande compattezza. Il vantaggio francese, così, è arrivato solo di penalty (chiamato dal Var). La firma, ovviamente, di Antoine Griezmann, che sembrava promesso sposo del Barcellona e che, invece, resterà a Madrid sponda Atletico. La felicità transalpina, tuttavia, è durata veramente pochissimi istanti: palla al centro, Australia in avanti, calcio di rigore, 1-1. Solo un autogol (ancora, ma quanti ne sono?) ha impedito il fracasso all’esordio, ma certo è che la Francia avrà tante cose da rivedere: ma sono 3 punti importantissimi in un girone non difficilissimo, ma comunque insidioso, dove la Danimarca ha battuto di misura un tanto atteso Perù. Ma è il girone D a regalare la prima vera sorpresa, con buona pace di Iran-Marocco: l’Argentina di Leo Messi stecca contro l’armata nordica dell’Islanda. Non era partita nemmeno male la gara dei sudamericani, in vantaggio dopo appena 19 minuti con gol del Kun Aguero. Ma 4 minuti dopo, in un azione in cui la difesa argentina capitanata dal portiere Caballero ha palesati tutte i suoi difetti, Finnbogason ha portato il risultato sull’1-1, mentre Messi ha fallito dagli 11 metri. “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”. E infatti il voto, pessimo, al numero 10 dell’Argentina non è per l’errore dal dischetto, ma per una prestazione decisamente opaca: si riscatterà, speriamo, per la spettacolarità del Mundial. Non delude, quantomeno in termini di risultato, la Croazia che con un secco 2-0 (autogol, ancora, e rigore di Modric) stende la Nigeria e lancia la sfida all’Argentina per il primato nel girone. Però “Se Atene piange, Sparta non ride” perché dopo il pari argentino è arrivato, puntuale, anche lo stop dell’altra superfavorita, il Brasile, fermato sull’1-1 dalla Svizzera e, adesso, costretto ad inseguire la Serbia, vincitrice di misura sul Costa Rica grazie ad un sempreverde Kolarov. Si conferma, nel raggruppamento F, la maledizione tedesca per il tricolore: il Messico, la cui bandiera differisce da quella italiana solo per uno scudo che campeggia sul bianco, ha surclassato sul piano di gioco l’armata di Loew, anche se la vittoria (meritatissima) è arrivata solo di misura grazie ad un gol di Lozano, partorito d’altronde da un’azione di gioco magnifica che, l’ironia del web, non ha mancato di paragonare al “gol mundial” degli azzurri nella semifinale del 2006 al Westfalenstadion di Dortmund. E adesso la Germania rischia, in un girone abbastanza indecifrabile, dove l’altra partita è terminata sull’1-0 per la Svezia ai danni della Corea del Sud. Un girone in cui gli italiani ne eliminerebbero, volentieri, 3 su 4: gli eterni rivali tedeschi, la controversa Corea di Moreno nel 2002 e il biscottone svedese del 2002 aggravato dalla cocente eliminazione mondiale a San Siro. L’unico girone che non ha destato particolari sorprese è stato quello di Belgio e Inghilterra, entrambe vittoriose su Panama e Tunisia. Hanno faticato un po’ di più i britannici, la cui vittoria,è giunta solo nel recupero grazie a Kane, mentre sontuosa è stata la prestazione belga che con una prodezza di Mertens e una doppietta di Lukaku ha archiviato senza troppi problemi la pratica dell’esordio. Il ribaltone più clamoroso è avvenuto nell’ultimo gruppo, dove la favorita Colombia sotto i colpi del Giappone, anche e soprattutto a causa dell’inferiorità numerica dopo appena 6 minuti di gioco. Deludente l’esordio della Polonia: da molti individuata come “sorpresa di Russia 2018” è stata, invece, protagonista di una prestazione scialba contro un Senegal cinico e fortunato. Gli africani, che si sono imposti per 2-1, hanno saputo sfruttare l’autogol (ancora, sì) di Cionek e il gol su un’azione “ballerina” di Niang. A nulla è valso il vano tentativo di Krychowiak, autore del gol bandiera. E la prossima, Colombia-Polonia, sarà già un dentro-fuori per entrambe.

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