Ricorrenza del 20° di Episcopato del Cardinale Crescenzio Sepe

Nella ricorrenza del 20° di Episcopato del Cardinale Crescenzio Sepe, il 26 Aprile scorso si è svolta nel Duomo di Napoli una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’amatissimo Presule. Vi hanno partecipato, oltre ai Vescovi ausiliari, S. E. Mons. Di Donna e Mons. Lemmo, Autorità civili e militari, sacerdoti diaconi, religiosi/e e tantissimi fedeli, i quali, insieme a Sua Eminenza,  “hanno reso grazie al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che, con l’effusione dello Spirito, 20 anni fa, per il ministero del beato papa Giovanni Paolo II”, lo “ha consacrato Vescovo, affidandogli il singolare ministero di Padre, Pastore ed evangelizzatore nella sua santa Chiesa”. “Come ricambiare il dono gratuitamente ricevuto?”, si è chiesto all’inizio dell’omelia il Cardinale. Richiamando la pagina del Vangelo proclamata, nella quale il Signore ha chiesto agli Apostoli di farsi servi di tutti gli uomini (“Vi ho dato l’esempio,

perché come ho fatto io, facciate anche voi”, Gv 13,15), l’Arcivescovo ha rimarcato l’urgenza per la Chiesa di Napoli di essere missionaria e di fondare il servizio – missione sull’amore: “Come io ho amato voi, così voglio che vi amiate a vicenda”. “Questo vale per tutti” – ha spiegato “ma, in special modo, per il Vescovo, “servo dei servi”. Perciò il Vescovo “è servo dei suoi sacerdoti, che ama con carità privilegiata come figli e amici, perché ha loro trasmesso, per la Successione apostolica, il ministero presbiterale; servo dei diaconi, dei fedeli laici, dei poveri che non hanno come sopravvivere; dei malati che si sentono soli e abbandonati; dei carcerati, spesso umiliati ed esclusi da una mentalità egoista e chiusa nei suoi pregiudizi; dei disoccupati, dei senza tetto, dei migranti offesi e lasciati ai margini della vita sociale delle nostre comunità. E’ servo di quanti si sentono lontani dal Vangelo di Cristo. L’atteggiamento del Vescovo – servo è quello del dialogo sereno e rispettoso che sappia comprendere motivazioni e punti di vista differenti o contrari. E’ servo di chi vive nell’indifferenza e nel vuoto di un’esistenza senza valori: il servo va loro incontro e si mette a disposizione per offrire speranza; è servo di quanti vivono momenti di pessimismo e di disperazione. Il servo apre loro le porte del cuore e trasmette fiducia in se stessi e negli altri. E’ servo di chi vive nel male e nel peccato, perché ha scelto, come sistema di vita, la strada dell’ingiustizia”.

 

Il Cardinale ha, poi, concluso la sua omelia ribadendo che, proprio perché umile servitore della città di Napoli  e della intera Diocesi,ha indetto, lo scorso anno, un Giubileo straordinario, per rimettere in gioco tutte le ragioni di un impegno forte, capace “di fendere la nebbia dell’ignavia, dell’indolenza dell’indifferenza e dell’inefficienza”, richiamando tutti a cambiare vita per la realizzazione della civiltà dell’amore, nella quale tutti gli uomini e tutti i popoli possano sentirsi responsabili del bene e della felicità di tutti.

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