L’editoriale

I fascisti e i comunisti, no no no; non ci sono più!

I federali e i federalotti nemmeno!

Scomparsi dalla scena politica i leaders degli anni 90.

Il centro è l’ago della bilancia, sia di sinistra che di destra!

So che l’argomento non è dei più popolari e mi scuso in anticipo se a qualcuno risulterà indigesto.

Maggia ntussecà pure stamattina” si dicevano tra di loro, domenica scorsa, miez a chiazza, due autorevoli soggetti politici di questa bella e sfortunata Città nel prendere nelle loro mani Nuova Città.

E, poi, lettere riservate e personali inviate al Sindaco della Città di Casoria, sms, mms, fb con i suoi condivido, mi piace, da parte di strane persone che non sai che vogliono. Questo Sindaco, Stefano Ferrara, ha ottenuto, grazie al suo Staff,  la maggiore comunicazione, in assoluto, di tutti i tempi, sia in qualità che in quantità. Un’informazione ed una comunicazione vera, seria, onesta e di qualità. Mai ruffiana. Sì, questo è vero. Mai ruffiana. Non è nello stile e nemmeno nelle capacità di chi scrive fare lo scendiletto per vocazione.

Capisco anch’io che non è di quegli argomenti adatti a far trascorrere una bella domenica tranquilla, o qualche ora distensiva sul divano di casa, o al fresco del terrazzino a “spozzoloiare nocelline americane”.

Ci sono fatti e momenti in cui tutto deve passare in secondo piano. Avrete capito, cari lettori, a cosa mi riferisco: ai dissesti di questa Città, governata, da sempre, dai soliti centri di potere, coperti da una cappa giudiziaria di origine e natura democristiana, che ancora copre tantissima illegalità in questa deturpata, derubata e tradita Città. Un centro di potere rimasto in piedi nonostante i dirigenti di settore ed i direttori di servizio che consentivano tutto ciò siano andati via. Casoria è, da decenni, male amministrata: ne scontiamo le conseguenze. Anni di follie e di false promesse ci hanno portato al baratro, cioè allo scioglimento per camorra, voluto dal Ministero degli Interni, dalla Prefettura di Napoli, dal TAR, dal Consiglio di Stato. Il centro sinistra, nonostante avesse alla sua guida, un galantuomo come il Dr. Giosuè De Rosa, un cattolico popolare in possesso di un baule di credibilità, rispetto e cieca fiducia, è caduto dentro al baratro e ora, oggi, nel 2010, tenta faticosamente di riemergere. Apre la Sezione del Partito Democratico in via San Pietro 24, dedicata ad Angelo Vassallo; inaugura Sinistra Ecologia e Libertà una sezione in via Santa Croce. Sta per nascere il 3° Polo, in Italia come a Casoria. Quel movimento politico contrario ai tacchi a spillo ed alle camere di albergo, cioè API, Futuro e Libertà e Udc, con i suoi soggetti politici casoriani che dovranno, se vogliono, trovare un’intesa. I giovani cercano posti di lavoro che non ci sono; i magistrati indagano, con fatica, tra il marciume di una classe politico-economica legata a logiche clientelari  e settarie; carabinieri in borghese, agenti della guardia di finanza, ispettori del ministero dell’economia e della funzione pubblica fanno, spesso, visita agli uffici pubblici di Casoria; anche l’Ordine degli Ingegneri di Napoli ha mandato tecnici ad ispezionare Casoria. La cappa giudiziaria calata su questa Città alla fine degli anni ’80 è, però, dura da essere rimossa. Uno degli attori principali di quell’epoca riesce a muovere, anche da un altro mondo, milioni di euro, in maniera non del tutto cristallina. Mani Pulite, Commissioni di Accesso agli Atti Amministrativi, tantissimi P.M,, la Commissione Parlamentare Antimafia. La cappa resiste. Legalità, che parola, solo una parola. Casoria è sempre più lontana dalla realtà virtuale di un’Europa che aspetta. Il traghettamento dal vecchio al nuovo a Casoria non c’è stato.

Con grande franchezza, ancora il nuovo non si è visto e si ritorna a rivedere il vecchio e basta guardarsi in giro, nelle stanze e nei corridoi di Comune, Asl e camposanto consortile, nell’emiciclo del Consiglio Comunale e vi rendete conto. Restiamo in attesa, vigili e speranzosi, di persone nuove come Nando D’Anna e della statura morale di Mariano Marino.

Anche il Comune necessita di verifiche e di cambiamenti. Qui siamo ancora fermi alla Prima Repubblica: tutta un’eredità amministrativa e dirigenziale lasciateci dalle amministrazioni socialiste e democristiane.

Imperano vecchie logiche di spartizione, accomodamenti delle peggiori specie, persino la legge dei numeri viene disattesa, secondo interessi di parte e opportunità.

Molti consiglieri comunali si sentono già azzerati. Sanno bene che, alle prossime elezioni comunali, la mannaia del voto cadrà su molte teste.

Dovranno spiegare molte cose. Ad esempio, perché dopo anni di passerelle e proclami, la nostra città è finita così in basso sotto l’aspetto economico.

C’è una sproporzione tra entrate ed uscite; uno scellerato modo di utilizzare il patrimonio comunale e la continua corsa ai fitti passivi; la megalomania del passato ha creato danni irrimediabili; la complicità di molti ha fatto il resto. Conoscevano prima, del tutto, il significato del fitto passivo di via Nazario Sauro, via Marconi, via Campanariello e via De Gasperi.

C’è anche chi fa la voce grossa. Succede sempre così: tutti silenziosi, muti e appecoroniti quando non si viene toccati; tutti urlatori o rivoluzionari quando si viene pizzicati.

E’ un malcostume di vecchia data, torna di moda ogni qualvolta serve. E’ facile diventare contestatori in questi casi.

Eccovi qualche esempio: ha cominciato Trojano, Assessore ai Lavori Pubblici: “Ho portato a termine venticinque opere di pubblica utilità nella mia precedente esperienza in questo Settore. Stavolta riuscirò ad aprire lo Stadio San Mauro ed a far arrivare l’acqua potabile in via Mario Pagano. Le scuole di via San Mauro e di via Cimiliarco sono sotto la mia attenzione”.

Sono dei disonesti quelli che accusano solo e soltanto Stefano Ferrara. Sono tutti colpevoli. Anche il popolo che subisce è responsabile.

Sono stati eletti, tre anni fa, mummie al governo; silenziosi uditori, pronti ad applaudire. Si comportano da federalotti salvo mostrare all’esterno un potere che non hanno mai avuto.

Casoria non può andare avanti così.

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