Le trattative per il Governo, una fiction con finale thriller

 

Alla ricerca del tempo perduto Berlusconi si affida a messaggi che, ormai, definire obsoleti è meno del minimo; la comunicazione oggi come oggi o la fai con olio di gomito, alias battendo il territorio come fanno Gigino Di Maio e Matteo Salvini che hanno dalla loro l’età e salute adeguate che non supportano ormai da tempo il Cavaliere, o col web, Berlusconi combatteva e vinceva con le televisioni. Altri tempi.

Manca pure al Cavaliere quel famoso personaggio con il quid che mai è riuscito a trovare, vuoi per mancanza effettiva di ‘materia prima’ che per la sua personalità dirompente ed egocentrica che ha finito con il non fare emergere l’eventuale principe azzurro ma personaggi poco inclini al ‘quid’ ma molto al ‘quod’, visto che hanno di fatto cartolarizzato, Gianfranco Fini la destra storica del MSI e una buona fetta dell’elettorato meridionale. Cominciò col ‘che fai mi cacci?’, per essere cacciato non da Berlusconi ma dai suoi elettori e dalla sua presunta e decisamente autoreferenziale fessaggine immobiliare, non trattavasi della casetta in Canadà ma a Montecarlo, e familiare, parenti serpenti o presunti tali.

Fini e affini, poi, Alfano: viene identificato come quello senza quid ma, in sostanza, anche senza quod, dote elettorale, a differenza dell’erede, così per dire, di Almirante.

Senza quid né quod il buon, sempre così per dire, Angelino nel momento culminante di un finale travolgente, aiza ‘o sciavechiello, alias rastrello retinato con manico, e porta il pescato nella barca di Enrico Letta prima e Matteo Renzi con buona pace degli elettori di centro destra.

Dulcis in fundo Matteo Salvini, tra alti e bassi, va all’elezione con Forza Italia e Fratelli d’Italia, una coalizione di centro destra con Berlusconi che ne garantisce della fedeltà.

Il finale è storia di oggi: dopo il risultato elettorale che ha visto il successo di M5s e Lega, in sostanza c’è stato un lungo traccheggiare tra i due schieramenti politici che, fondamentalmente, non ha mai portato ad un reale avvicinamento tra loro e Forza Italia e nemmeno il PD, alla luce del finale appare più verosimile che si sia trattato di semplici schermaglie tattiche per l’accordo sulle quote più che sull’intesa che presumibilmente già c’era al di là dello svolgimento da fiction con finale da thriller: in fondo tutti i tasselli sono andati al loro posto con Salvini che aveva tutto l’interesse a tenere fuori Berlusconi che ormai ha il tempo che gli gioca contro e non ha il ricambio in panchina, come non l’aveva mai avuto e questo è stato causa dei cambi di bandiera nel corso degli anni; non avesse Salvini la fisima del respingimento sarebbero sbarcati ,nelle ultime settimane, più profughi ‘politici’ al Parlamento che ‘civili’ in Sicilia.

Salvini non ha alcun interesse ad accogliere parlamentari, l’intenzione nel tempo, ma mica tanto, è quella di accogliere, diciamo assorbire, tutta la coalizione e questo spiega anche le oscillazioni del Cavaliere che vota contro perché la cosa è indolore e non suscettibile di trattative e spiega anche la posizione, astensione che significa stand by, di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, altra respinta di Salvini che spera di prenderne i voti ma ha lasciato l’onore del rifiuto, formale, a Gigino Di Maio che in precedenza l’aveva agganciata per averne l’appoggio per candidarsi alla Presidenza del Consiglio, fallita la missione si è accorto, o ricordato, del tasso di fascismo di Fratelli d’Italia.

Se Salvini mira ad assorbire l’intero arco di centro destra, lo stesso cerca di fare Gigino Di Maio con il PD ed è questo che, una volta tanto, ha ben capito Matteo Renzi quando è scappato, senza manco volere discutere, di fronte al contatto fittizio richiesto da pentastellati; al di là del fatto che, realisticamente, era una richiesta puramente formale; politicamenta andava considerato, come è stato, che sono tantissimi gli elettori che nel seggio avevano fatto il salto della quaglia, accettare la trattativa significava lanciare un segnale negativo, politicamente mortale, a quanti invece avevano votato PD per incertezza o stellefobia, il tutto con il rischio fondato del bluff o, peggio, di essere fagogitati dal PD come successe ai comunisti con la fusione con i democristiani a suo tempo; il PD di oggi son in pratica i democristiani di allora e non puoi portare ‘a serenata a casa de’ sunature, quando è troppo è troppo.

ANTONIO VALENTI

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