La vita di un giurato: il primo dibattito “non si scorda mai”

“Dai ragazzi, facciamo presto”. Comincia la corsa contro il tempo che ci accompagnerà durante i giorni del Festival. La strada che porta alla Sala Lumiere sembra più lunga di quella che abbiamo percorso il giorno prima. Punti di vista? Suggestioni? Realtà?

 

 

 

Arriviamo in orario, da non dare per scontato. Ci accomodiamo nelle primissime file e aspettiamo, con ansia, l’arrivo di Gianvincenzo, il presentatore ufficiale dei Generator +18. Ecco, magari prima di procedere con il nostro racconto, spieghiamo questa cosa: le giurie sono divise in base all’età e giudicano, chiaramente, film differenti.

 

Il primo film in concorso è un lungometraggio neozelandese diretto da James Napier e si intitola The Dark Horse. Genesis, interpretato da Cliff Curtis, è un uomo affetto da disturbo bipolare che  riesce a portare alla vittoria di un torneo prestigioso in Nuova Zelanda un elemento della squadra di scacchi che allena in un centro di recupero per giovani a rischio. E’ un film molto tormentato, anche per la presenza del giovane Mana, preso da Genesis sotto la sua ala protettiva, cosa che gli causerà notevoli problemi.  Tante le lacrime versate dai giurati presenti in sala, anche se la prima impressione è che questo film non vincerà. Non perché non ha le carte in regola, ma semplicemente perché si mostra per primo e rischia di perdere il suo fascino e cadere nel dimenticatoio.
The Dark Horse, tuttavia, anche senza la presenza del regista in sala riesce a scatenere un dibattito molto interessante, tra opinioni sulla fotografia, sulla regia, sulle scene. Esce dai tecnicismi e viene frainteso da mezza giuria il mio caro amico Emanuele. “Ormai avete detto già tutto. Giusto parlare di fotografia, regia, ma sticazzi, il cinema è anche emozione”. Per me resta comunque il miglior intervento, per distacco, tra quelli tenuti in tutti i dibattiti. Anche perché è stato un po’ più articolato e molto interessante, ma non lo riporto qui per intero perché altrimenti facciamo notte. Ma, come dicevo, è stato frainteso alla grande e da quel giorno è diventato per tutti Emanuele Sticazzi. Una figura mitologica.

Il pomeriggio ha concesso qualche ora di riposo ad alcuni giurati, mentre altri hanno avuto l’opportunità (straordinaria) di incontrare Mark Ruffalo.  Opportunità che il programma non mi ha concesso, per questo ho speso un po’ di tempo in giro per il Parco Hollywood e tra gli stand a vincere qualche gadget rispondendo a questionari random sull’Europa.

 

In serata abbiamo deciso di ritornare alla Sala Lumiere per il GexDoc, attività non obbligatoria, ma comunque interessante, dove abbiamo avuto modo di assistere alla proiezione di The Cyrcus Dynasty, documentario danese dedicato a due famiglie che, grazie all’amore dei loro figli, avevano vissuto il sogno comune di un unico circo, l’Arena. L’orgoglio, poi, fa crollare il tendone.
Subito dopo è il momento della presentazione di un cortometraggio fuori concorso, Tommaso. Il protagonista, interpretato dal presentatore delle Masterclass Stefano Muroni, è un prete che si ritrova dinanzi al classico bivio della tragedia greca.

 

Il fitto programma di giornata si conclude con l’anteprima, attesissima, di Inside Out. Il film d’animazione della Pixar, che ha incantato grandi e piccini, uscirà  ufficialmente in Italia il prossimo settembre. Quindi il programma del Giffoni Experience ha regalato un’altra esclusiva assoluta ai suoi giovanissimi giurati.

 

Ma il Giffoni Film Festival è appena cominciato.

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