LA VIA CRUCIS DEL DDL SULLA RIFORMA DEL LAVORO

ROMA – MONTECITORIO – Dopo il Consiglio dei Ministri sulla riforma del lavoro è presumibile che l’iter parlamentare del ddl divenga una vera e propria via crucis. I partiti, infatti, si troveranno ad affrontare vari temi scottanti: dalla possibilità di inserire l’opzione del reintegro nei licenziamenti individuali per motivi economici ritenuti illegittimi, alla scelta se estendere le novità anche ai dipendenti pubblici. Dall’introduzione di un rito abbreviato per le cause di lavoro alla definizione dell’ambito in cui applicare la stretta sulle partite Iva con un solo committente. Mentre il Presidente del Consiglio, Mario Monti, cerca di tutelarsi rispetto alle possibili conseguenti reazioni lanciando una sorta di aut aut (il meglio tirare le cuoia che tirare a campare – parafrasando una celebre affermazione di Andreotti), noi cerchiamo di

analizzare il tutto passo dopo passo.

 

LA STESURA DEL TESTO: Il Consiglio dei ministri ha approvato le linee guida, dettagliate, della riforma. Parte ora il lavoro di stesura del testo. E, visto anche il confronto ”franco” che ha caratterizzato su alcuni punti il Consiglio dei ministri, non e’ escluso che il lavoro sia più complesso di quanto si possa credere. In particolare sarà necessario decidere su quali punti invece che riportare una norma dettagliata ci si affiderà ad una richiesta di delega.
– I TEMPI: Come in tutte le riforme il tempo non e’ una variabile indipendente. L’obiettivo del governo e’ di approvare il testo definitivamente prima dell’estate. Per questo e’ necessario richiedere una ”corsia veloce”: l’ipotesi e’ quella di considerare la riforma un collegato alla legge di Stabilità, una scelta che può essere fatta con il prossimo Def (Documento di economia e finanza) che ha sostituito il Dpef e che andrà presentato entro fine aprile.
– ART.18, IL REINTEGRO: La possibilità di prevedere l’opzione del reintegro sul posto di lavoro anche per i licenziamenti illegittimi individuali dovuti a cause economiche e’ il nodo dei nodi. E’ questo il punto su cui si e’ consumato lo strappo tra la Cgil e il Governo, ma anche la diversa presa di posizione tra sindacati al tavolo del confronto sulla riforma. Il Pd ha detto che questo e’ un punto su cui chiederà una modifica, ispirandosi a quanto previsto dal modello tedesco che anche nel caso di licenziamenti singoli dovuti a ragioni
economiche prevede la possibilità del reintegro. Il premier Mario Monti sul punto appare irremovibile, come il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ancora oggi ha ribadito che il governo non cederà, prevedendo il solo indennizzo per i licenziamenti economici: e’ un ”principio base” della riforma che ”dovrà’ essere rispettato”.
La Cgil si era detta disponibile a ragionare sulla possibilità di un intervento in tal senso sull’articolo 18: e
cioè che fosse affidato al giudice il potere di decidere tra reintegro e indennizzo per i licenziamenti economici.
Sul tema certamente si surriscalderà la battaglia parlamentare e qui si attende il numero maggiore di emendamenti e proposte. Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha confermato la volontà di correggere le ”lacune” in Parlamento.
– CAUSE DI LAVORO RAPIDE: E’ uno dei punti su cui il governo, durante l’ultimo Cdm, ha deciso di fare un approfondimento. Il testo esaminato parla di rito abbreviato. Ipotesi più probabile e’ che nel testo definitivo sia prevista una norma di delega che riguardi tutte le procedure giudiziarie relative al lavoro.
– STATALI E ART.18: Sul punto il governo non ha ancora deciso. ”Eventuali adeguamenti” alle norme della riforma del mercato del lavoro per il settore del lavoro pubblico ”saranno domandati a successive fasi di confronto”. Il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha spiegato che bisogna valutare i vincoli della Costituzione.
– PARTITE IVA: Il testo diffuso dal governo esclude un punto che invece dalle indiscrezioni sembrava assodato: che la stretta sulle partite Iva non si dovesse applicare agli iscritti agli ordini professionali. Questa specifica non e’ più stata introdotta. Così tutti coloro che rientrano nei due paletti previsti dalla norma (1 – il lavoro a partita Iva dura da più di 6 mesi; 2 – dal lavoro svolto con la partita Iva in monocommittenza il percettore guadagna più del 75% dei propri redditi complessivi) scatta l’assunzione con contratto a tempo
indeterminato. Il problema nascerebbe soprattutto per i giornalisti (si pensi ai contrattisti Rai) ma anche per altre categorie, come i geometri, gli architetti, gli avvocati che lavorano soprattutto per un cliente.

Un vero scontro in cui, più di tutto, appare lampante il forte conflitto tra due donne fondamentali: Elsa Fornero e Susanna Camusso. Solo aspettando sapremo chi l’avrà vinta.

 

Di Serena Percuoco

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