La “casta” dice no all’abolizione delle Province: sì, invece, ai sacrifici delle fasce deboli

Ci prendono in giro! Ci sberleffano in continuazione i nostri rappresentanti al Parlamento. Nell’ultima campagna elettorale del 2008, i candidati dei vari partiti ci avevano assicurato che avrebbero posto mano all’eliminazione delle Province e che avrebbero notevolmente ridotto i costi della Politica. E invece cosa è successo? A parte una sforbiciata agli aerei blu, nella recente manovra necessaria per pareggiare il bilancio tra deficit e Prodotto interno lordo, relativamente ai due capitoli della diminuzione dei privilegi dei politici e dei risparmi da imporre alla classe dirigente nazionale, si è ritoccato qualcosa per buttare “fumo negli occhi” agli Italiani, rinviando il tutto, per l’ennesima volta, a data da destinarsi.

La proposta di abolizione delle Province, avanzata da Italia Dei Valori, è stata bocciata in Parlamento con l’astensione del PD: un tremendo schiaffo in faccia ai disabili e agli invalidi (le cui risorse per l’assistenza saranno immoralmente decurtate), ai pensionati al minimo di reddito, ai dipendenti pubblici (i cui contratti saranno congelati fino al 2014), alle donne lavoratrici, agli operai (il cui salario  mensile oscilla mediamente fra i 1200 e i 1300 euro), alle famiglie monoreddito molte delle quali si sobbarcano, a proprie spese, l’onere di accudire gli anziani con patologie gravi.

 

Ecco due pomposi proclami di autorevoli esponenti istituzionali annunciati, il primo, alla vigilia delle elezioni del 13 Aprile  2008 e il secondo appena subito dopo il voto; iniziamo da Berlusconi: “Diciamo che la prima cosa da fare è dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali. Non parlo delle Province, perché bisogna eliminarle”. Gli fece eco Fini che, in procinto di diventare Presidente della Camera, dichiarò: “Penso che gli Italiani siano disponibili a fare dei sacrifici, ma pongono delle condizioni che sono moralmente imperative: che ci sia l’esempio da parte di chi ha responsabilità. La diminuzione del costo della politica e dei privilegi sarà una delle sfide non solo del Governo, ma della nuova legislatura. Ebbene, volete qualche ulteriore prova, fra tante, di quanto tali affermazioni si siano rivelate false e di come tutti gli elettori siano stati, per questo, turlupinati e sbeffeggiati dai loro “delegati”? Detto fatto: i giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella ( autori del noto libro denuncia “La casta”) ci rivelano che i nostri rappresentanti, solo per limitarci ai mesi immediatamente successivi alle ultime elezioni politiche, non solo non hanno ridotto le spese della Politica, ma addirittura sono riusciti ad aumentarle di 100 milioni di euro. Ciò, grazie a tante piccole spesucce , tipo le agendine per i senatori alla modica cifra di 260 mila euro  (più di mezzo miliardo di lire); o anche agli “assegni di solidarietà” (7 milioni e 251 mila euro), concessi ai senatori rimasti senza seggio (poveretti!) per facilitare il loro reinserimento nella vita sociale (sic!). E così via, di spreco in spreco di denaro della collettività, dal Centro alle Regioni.

A fronte di una casta posizionata rigidamente a tutela dei propri privilegi, aumentano gli “impoveriti”, cioè coloro che man mano, da una condizione di relativo e dignitoso benessere raggiunto con sudore e sacrifici, stanno passando inesorabilmente ad una condizione di indigenza. E questo perché? Scontata la risposta del Palazzo: la crisi la devono pagare le fasce deboli della popolazione, sulle quali cade pesantemente la scure della pressione fiscale, motivo per il quale diventano sempre più povere,mentre il 10% delle famiglie italiane, che possiedono il 43% della ricchezza nazionale, diventano sempre più ricche, rendendo, fra l’altro, sempre più cospicuo il loro conto in banca con l’evasione delle tasse. Il 29% dei giovani sono disoccupati? Colpa loro: bamboccioni, poltroni e sfaccendati! Insomma, si dice a Napoli: “ E’ ghiut a fernì a carne a sott e i maccheroni ‘n copp”. Nell’ottobre del 2007 Fini osservava: “La credibilità della politica non è mai stata così bassa e l’ostilità così alta”. Sono passati 4 anni, ma assistiamo ancora sconcertati e indignati  allo spettacolo disgustoso della politica, o meglio, della malapolitica.

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