E’ festa a Casoria: San Mauro! Viaggio nella sua storia

E’ la settimana di festa del Santo Patrono, San Mauro. Le sue reliquie, causa la pandemia da coronavirus, non potranno andare in processione, accompagnate dai parroci di Casoria, in giro per il suo agglomerato urbano: 4 kmq affollati, piombati da qualche anno nel plumbeo mondo della totale indifferenza e massiccia indolenza.

Credo e penso che la toponomastica sia fonte primaria per lanciare questa importante attività economica e sociale. Non so se mi sono sbagliato. Ho avuto fiducia in un gruppo di giovani (consiglieri comunali ed assessori, oltre al Sindaco) che pensarono, per la prima volta, di utilizzare un termine a me tanto caro: turismo religioso; organizzarono delle giornate dedicate ai miei e nostri Santi e iniziarono un discorso sulla toponomastica.

Una certa cialtroneria casoriana e non, che negli anni ha praticato l’hobby dell’abusivismo edilizio, sta invece privilegiando un modus vivendi molto strano. Non entro nei particolari, nella festa del Santo Patrono, non certo per non essere scurrile e volgare verso coloro che hanno caricato Casoria di mille problemi ma solo perché noto sempre di più indifferenza e indolenza. L’ostracismo di pochi verso pochi. Emblematica chiave di lettura credevo che fosse la copertina raffigurante l’area tossica ed altamente inquinata dello stabilimento Resia sulla Statale Sannitica, proseguimento di via Principe di Piemonte, la strada dello shopping casoriano. Ho pensato nel fare quella copertina di essere un maniaco delle anoressiche ed evanescenti scene da film dell’orrore. No. Nessuno se ne raccapriccia. Milioni di auto passano davanti alla Resia ed a nessuno fa schifo quell’orripilante scenario ed i suoi segreti di morte.

Feci con piacere, qualche anno fa, insieme all’amico Raffaele Carlino e l’emittente televisiva Campania felix tv (canali dgt 210, 613 e 694), mettendo la veste del colto turista, un tour per scoprire il centro storico.

Il mio cellulare si converte nella raffinata, estetizzante cinepresa di Raffaele. Un tour che, passata la pandemia, penso di ripetere con la webtv Nanotv.

Monumento strepitoso, il più visitato e misterioso: “San Mauro”. Casoria, melomania barocca o liberty; sconosciuta ai casoriani pigri. Suggestive immagini, conturbanti atmosfere, ma nella città “porosa”, paranoica, si esprime il cupo barocco spagnolo lagrimoso e sanguinolento.

Ignorano i casoriani che dietro l’iconografia delle sue antiche e storiche Chiese si cela la complessa ideologia illuministica spesso indecifrabile di Donato Ferrara ed i suoi fratelli o dello stesso Giovanni Pisa. Così come ignorano che nelle Farmacie della guerra e del primo dopoguerra di Mattia Ferrara e Maria Del Giudice, medici – scienziati hanno studiato le prime pennicelline, oltre ai vaccini salva umanità (Sabin su tutti). I vasi di maiolica della farmacia Del Giudice, da me ammirati nella mia infanzia, erano disposti quale allegoria dell’”Albero della vita”.

La cultura di Casoria? Sappiamo che le famiglie alto-borghesi si mischiavano nelle carte sociali della piazza del primo novecento, passeggiando per via Pace o per la via della palma.

Essere nati a Casoria, nel suo cuore antico (uno dei pochi posti non ancora invasi), facilita la comprensione di una “città religiosa e peccaminosa, devota ai suoi Santi ma abile nell’uso degli imbrogli: i concorsi truccati, le costruzioni abusive, le manie verticali, l’inquinamento ambientale, l’assenza di rispetto verso la cosa pubblica, l’arricchimento nella spartizione del pubblico denaro, lo sperpero di danaro pubblico)”. Casoria è “pagana e religiosa, superstiziosa e realistica, gioiosa e struggente”. L’attuale amministrazione, quella guidata da Raffaele Bene e gli avversari sconfitti nel ballottaggio, oppure l’opposizione consiliare di Fuccio ed Orsino Esposito, di Elena Vignati e Palumbo e Baratto o anche quella parlamentare di Pina Castiello costituiscono una “rappresentazione realistica” di Casoria.

La mia Città rivela un realismo solo di facciata: sovraffollata di personaggi.

Il Sindaco interviene e non interviene sul dibattito che si è aperto in città sulla diatriba interna alla sua maggioranza: il gruppo Obiettivo Comune a cui si sono aggiunti Luisa Marro e Vincenzo Ramaglia gli hanno dichiarato una forte opposizione. Dice e non dice. Cerco di interpretarne il pensiero, affidandomi unicamente solo alle parole che gli ho sentito dire, ascoltandolo molto attentamente. “Ho sempre pensato che il cittadino è il vero autore del racconto amministrativo e politico, quello che lo completa. Ogni amministrazione, anche se ha una sua oggettività tecnica, in realtà è sempre completamente soggettiva: ogni cittadino porta via con sé il proprio racconto, lo fa suo, sia che gli piaccia o no. Per questo io rispetto ogni opinione su quello che ho fatto, perché ogni critica (positiva o negativa) e ogni riflessione mi fanno scoprire spesso cose nuove su questo Ente e mi raccontano anche molto di chi le fa. Per questo il dibattito che si è aperto (specie sui social) naturalmente intorno ai 5 consiglieri mi fa stare con gli occhi sempre aperti.

Non c’è niente di peggio per chi fa una qualsiasi opera che cadere nell’indifferenza”.

Ascoltando le parole del Sindaco e molti dei suoi consiglieri mi rendo sempre più conto che non sono riuscito a raccontare Casoria com’è o come dovrebbe essere. Ho raccontato, in questi 36 anni, il mio personale viaggio – “stordito e abbagliato” – dentro Casoria. La visione di me stesso dentro una città costruita come un palcoscenico teatrale tra le quinte di due sistemi vulcanici non comunicanti tra loro: Francesco Polizio fino agli anni 90 e poi subito dopo Tommaso Casillo. Due sistemi vulcanici: uno eruttante lava basica e l’altro emettente gas acidi.

Casoria ha un diretto rapporto con la convivenza tra razionalità ed irrazionalità.

Ogni angolo di Casoria è pieno dei fantasmi della sua storia. Da Paolo VI che a piedi si recava a casa del Cardinale Maglione o del Re Ferdinando II nella Chiesa di Santa Maria oppure Carlo Alberto Della Chiesa che passeggia con la moglie Dora e la figlia Rita lungo via San Mauro; Padre Ludovico ed il suo cero in via Santa Maria. L’ho raccontata tante volte, in vari modi. Causa dei miei racconti è stata la Passione, quella per la mia Città.

Spero di essere riuscito ad accogliere Casoria dentro di me tanto quanto Casoria stessa è stata generosa a prendermi.

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