Dopo la morte del parà David Tobini, il Parlamento rifinanzia la missione in Afghanistan. Quando la liceità politica prevale su quella etica .

Varie sono le ragioni, di per sé legittime sul piano politico, per sostenere la missione di pace in Afghanistan, ma i 41 soldati italiani morti in giovane età dal 2004 ad oggi sollecitano una riflessione pacata sulla necessità di evitare ad altri ragazzi il rischio di perdere la vita. Focalizziamo, una volta tanto, l’attenzione sulle ragioni del cuore, spostando l’ottica da motivazioni di mera logica istituzionale: quanto hanno pesato e continuano a pesare, in termini di perdita di speranza, di distruzione di gioiose prospettive di vita, di mancanza di serenità interiore, le morti di quei giovani sull’animo di papà afflitti, di mamme profondamente addolorate,

di mogli e/o fidanzate sconvolte dal dolore, di figli in tenerissima età orfani del loro carissimo papà?

 

La morte dei figli che precede quella dei genitori è una delle realtà più sconvolgenti e terribili che possa capitare, perché sconquassa tremendamente il cuore dei genitori, provocando lacerazioni psichiche difficilmente rimarginabili. Pertanto, prolungare e sostenere cocciutamente le ragioni di una missione che, sebbene sia qualificata come pacifica, si è rivelata pericolosa per i militari che vi partecipano, è una scelta, certo, – lo ribadisco –  su cui non vi è nulla da eccepire sul piano della legittimità politica (visti gli impegni assunti a livello internazionale e gli obiettivi che si intendono perseguire), ma molto criticabile, a mio avviso, su quello della liceità etica, poiché scardina affetti, demolisce l’unità familiare, recide violentemente esistenze nel vigore degli anni e nel pieno rigoglio psicofisico. Il rifinanziamento delle missioni militari all’estero sta per essere approvato dal Parlamento con il voto contrario di IDV, che ha sottolineato che quella in Afghanistan non è più una missione di pace, ma di guerra per i costi umani pagati dal Paese. Il dramma è proprio questo: oggi sembra che si sia persa, per una serie di cause, la consapevolezza della “tragicità” della perdita improvvisa e violenta della vita umana, evento a cui ci si è ormai assuefatti. Dopo una fugace emozione, invece di una riflessione profonda sul senso della morte di un giovane parà, figlio della nostra terra, di questa Patria che ha già visto molti, troppi suoi figli caduti in conflitti bellici, si preferisce rispettare un minuto di silenzio, partecipare alla solenne cerimonia funebre e poi…di nuovo a rifinanziare la missione in Afghanistan, in cui per 41 volte si è insidiata la morte ghermendo giovani vite, gettando in un inconsolabile sconforto madri, padri mogli, fidanzate, parenti e amici.

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