Commento all’articolo “La cultura uniformata; inattaccabile? Suddivisa; illusoria per rivoluzioni?”

Gentilissimo Sig. Sarti,

ciò che più mi colpisce delle sue profonde riflessioni è la relazione, cui fa riferimento nel suo articolo, tra cultura e politica, “Eppure la politica senza cultura non potrebbe esistere”. Purtroppo, nel mondo reale, la cultura non sempre si identifica con la politica, e ancor meno, la politica con la cultura. Nemici, sia di politica che di cultura, sono il pregiudizio e l’ideologia.Personalmente, ritengo che cultura e politica abbiano molte sovrapposizioni, e in un mondo ideale fare cultura significherebbe fare politica. Nel mio semplice ragionamento del 30 marzo, pur come promotore di cultura scientifica, ho fatto politica, rendendo pubblico un mio pensiero su un aspetto che riguarda un’intera comunità. Da cittadino, senza scendere nell’agone politico, e volendo dare una mano alla

politica che, per vocazione e funzione, dovrebbe essere il vero “termometro” di un disagio. Il ruolo pieno della politica, poi, si affermerebbe con il tentativo di soluzione al problema. E ancora qui la sovrapposizione tra cultura e politica avrebbe un’altra occasione di incontro, perché insieme esse potranno delineare efficaci strategie operative. L’importante, secondo me, è che sia la politica che la cultura rimangano libere da pregiudizi ed ideologie, nello scrivere o nel leggere un articolo, dentro e fuori un’aula di conferenze.Solo così potremo godere appieno dei messaggi positivi di cui cultura e politica volessero convincerci. Nell’indiscutibile rispetto di posizioni ed orientamenti di sorta che ci accompagneranno verso casa.

 

Nicola Zambrano

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