Casoria, una città avvelenata?

Credo che un cittadino legato in modo viscerale al proprio luogo di nascita, sia destinato ad essere tormentato a vita da quella strana forma d’amore per la propria città che, a fasi alterne, riempie di orgoglio o di dolore.

Proprio per questo, ad ogni incontro quotidiano con i problemi di Casoria,  dalla disoccupazione, alla criminalità, passando per la cattiva politica, la crisi dei valori, la corruzione  morale e l’inquinamento, in molti cercheranno di trovare una giustificazione valida ed un briciolo di speranza all’interno di quell’immenso mare di rabbia e di impotenza.

Tra i numerosi disagi appena citati, la spazzatura e l’inquinamento sono alcuni dei più discussi negli ultimi mesi. Non bisogna pensare, però, che i roghi tossici siano la principale e più dannosa fonte di inquinamento del nostro territorio.

Proprio al fine di avere un quadro chiaro della situazione, durante la scorsa amministrazione, l’ex sindaco Stefano Ferrara

chiese al Direttore Generale dell’A.S.L. Napoli 3 e al Direttore Generale dell’A.R.P.A.C. ( Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania) una relazione sullo stato, rispettivamente, di salute della popolazione e di protezione da agenti inquinanti.

 

Secondo l’ex primo cittadino: “la diffusione di patologie sanitarie socialmente rilevanti ed eventualmente collegabili con l’uso distorto del territorio, implica per gli amministratori scelte importanti e coraggiose. Sarebbe interessante, quindi, correlare la maggiore o minore incidenza delle suddette malattie, apportandole a singole parti del territorio di Casoria, in modo da poter valutare anche l’eventuale maggiore o minore incidenza della diffusione delle stesse, in prossimità o meno, di alcuni apparati produttivi, forse tutt’ora attivi oppure cessati da anni e sarebbe opportuno che tale documento fosse accompagnato da schemi statistici”.

Alcuni chiarimenti sono stati forniti da uno studio compiuto dalla US Navy, la Marina degli Stati Uniti, durante la “Valutazione sulla salute pubblica di Napoli”, eseguita per stabilire eventuali rischi alla salute sul personale degli Stati Uniti, nel  periodo di residenza nelle province di Napoli e Caserta.

A tale scopo, sono state sottoposte a campionamento 543 abitazioni occupate dal personale e dalle famiglie americane e sono stati prelevati campioni di aria, acqua e suolo sui quali si sono effettuate analisi per agenti chimici e microorganismi.

A seguito della pubblicazione dei risultati, sono stati sospesi gli affitti delle case nelle città di Marcianise, Casal di Principe e Casoria.  Per quanto riguarda la nostra città, sembrerebbe che i rischi legati all’inquinamento dell’aria e alle emissioni di agenti chimici nel suolo siano accettabili. L’acqua del rubinetto proveniente da pozzi privati, invece, è completamente inquinata: contiene concentrazioni di agenti chimici e microorganismi (batteri fecali) e talvolta, a causa di allacciamenti non autorizzati alla rete pubblica, giunge anche dentro le nostre case. Proprio per questo motivo, la US Navy ha invitato all’utilizzo di acqua imbottigliata per bere, cucinare, lavarsi i denti ed abbeverare gli animali domestici.

Aldilà dello studio americano, credo sia lecito porsi alcune domande: c’è qualcuno in grado di dare  ai cittadini casoriani la certezza che le fabbriche e i numerosi siti abbandonati non siano inquinanti?  L’amianto e i materiali cancerogeni di cui sempre si parla, esistono davvero nel nostro territorio o sono solo una leggenda metropolitana? Quali sono i rischi reali per la nostra salute?

Tra i numerosi dubbi e nell’attesa di risposte esaustive, ci resta un’unica certezza: oggi, tra orgoglio e dolore, la nostra città, purtroppo, ha scelto di riempirci del secondo.

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