Casoria perde Antonio D’Anna, scrittore e poeta della voce di Dio, oltre che educatore eccelso

         “NULLA DI NOI SI PERDE. TUTTO RIMANE”

          

 Antonio carissimo, amico fraterno, la terribile consapevolezza della tua improvvisa scomparsa desta in noi un dolore immane. Tutti coloro che hanno avuto la grande fortuna di conoscerti e di essere illuminati dalla luce radiosa, sprigionante dalla tua bellissima anima, hanno perso un sicuro punto di riferimento nel cammino dell’esistenza: ci sentiamo smarriti, disorientati, perché la tua presenza fra noi ci forniva le coordinate giuste per non restringere gli orizzonti della nostra vita alla mera materialità, ad una visione riduttiva e banalizzante.  Ci siamo abbeverati di continuo alla fonte del tuo accogliente e prodigo cuore, sorgente inesauribile di profonda sapienza, di sconfinata saggezza, di illimitata bontà, di disarmante umiltà cristiana; cuore, amico carissimo, abbondantemente impregnato dello spirito delle beatitudini evangeliche, che hai saputo trasfondere, con commovente grazia, nell’anima della protagonista del tuo romanzo, “Carmenella”.

 Nella tua incessante proiezione verso l’Assoluto, verso quel Dio di Cristo, che ha costituito la roccia sulla quale hai fondatola tua fulgida esistenza, costante è stata la premura di porre le ali anche alla nostra anima, in volo con la tua alla ricerca di nobili valori e di alte idealità che diano all’avventura umana del vivere un senso elevato e una prospettiva eterna. Ci invitavi, così, come hai anche scritto, a “travalicare la morte, a non considerarla fatale termine di un rapporto, ma soltanto nuovo modo di amare, di vivere l’unità col cuore splendido di chi non ci lascia, ma soltanto precede nel cammino che adduce alla casa del Padre”.

“Chi crede in me, anche se muore vivrà”. E tu hai creduto con forte convinzione, una fede appassionata, genuina, che alimentavi con la preghiera, con la lettura e la meditazione frequente della Sacra Scrittura:  un credere, per te, molto serio, non implicante solo l’accettazione delle verità annunciate da Gesù, ma l’adesione radicale con tutto il tuo essere  al Suo annuncio, tanto da accettare e da vivere le sofferenze come partecipazione alla Sua passione. Non lo hai solo scritto, ma anche testimoniato che “al cospetto del dolore altrui la personale felicità non perde il suo diritto, ma deve preservare la propria dignità, condividendo l’altrui pena. Nella condivisione è la santificazione del dolore.”

Come ponesti in rilievo in una tua riflessione, ora anche tu, amico e fratello, “procedi nel viaggio infinito, ove tutto incessantemente si ricrea e non v’è dimensione finita o imbrigliata in confini, ma rifioriamo quali creature di una terra nuova, di cieli nuovi. E ci parrà di essere stati sempre uccelli, adesso elevati nel volo senza posa, poiché l’altezza non ha più misteri e la profondità esprime tutto il suo slancio verso i confini della celeste bellezza”.

Ti siamo immensamente grati, Antonio, per averci fatto gustare, attraverso la tua produzione poetica e letteraria, l’autentica bellezza, che “schiude il cuore umano al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé”. Così, come un senso di profonda gratitudine colma l’animo di tutti coloro che sono stati tuoi alunni negli oltre 30 anni di insegnamento al quarto Circolo didattico di Arpino, plesso Soriano, per aver consentito loro di acquisire non solo ottime competenze culturali, necessarie per il proseguimento degli studi, ma per aver curato e arricchito , con continui richiami fra le discipline (Italiano, Storia, Arte, Musica e Religione), anche e soprattutto il loro mondo interiore, avviandoli, fin da piccoli, a interrogarsi sul senso della vita, con la proposta di valori, visioni del mondo, esperienze significative.

Ora che sei al cospetto del Padre, sperimenti l’infinita gioia per averti accolto tra le Sue tenere braccia, perché hai incarnato nella tua vita questa preghiera che ci lasci in eredità, tratta dalla tua opera “I giardini di Orfeo”: “Lascia, o Signore, che approdi al tuo altare con le mani nude e che, povero tra i poveri, deponga la ricca offerta del cuore, le immagini della tua bellezza infinita  nelle cose che hai creato  e che gli occhi hanno preservato per riconoscere il tuo Regno. Donami di comprendere che la carità è la misura della tua presenza in me, della fede che abita nel mio cuore e della speranza che vi semina il suo giardino”.

 Fraterno amico, poeta della voce di Dio, che hai scorto nel Creato, nello Spirito umano e nella Musica i riflessi del Suo amore e della Sua armonia, donaci, ti preghiamo, anche dal Paradiso stille della tua pace e continua a guidarci con la luce della tua sapienza . Come ci hai insegnato, “nulla di noi si perde. Tutto rimane”! E tu rimarrai sempre presente nel nostro cuore, vivo nella tensione costante a realizzare il Bene, nella ricerca della Verità, nello sforzo di elevare la nostra esistenza ad un livello di maggiore consapevolezza etica, per aiutare chi vive nelle tenebre ad intravedere, come tu hai fatto, oltre il buio della notte, la luce dell’aurora e la bellezza dei virginei colori del mattino.   

 

 

 

 

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