Casoria e il suo cimitero fantasma.

Sono sempre più numerosi quei cittadini italiani che, nonostante la mancanza di una garanzia di tranquillità sociale da parte delle istituzioni, continuano a vivere nelle proprie città. A malincuore e non senza indignazione, per volere, costrizione, o inerzia.

Indecorosa e molto più difficile da accettare, però, è la situazione della città di Casoria, dove un minimo di quiete e serenità, non viene garantito nemmeno dopo la morte. Com’è tristemente noto, infatti, Casoria non ha un proprio cimitero; esiste il Consorzio Cimiteriale di Casoria, Arzano e Casavatore, le cui dimensioni, però, sono inadatte per rispondere alle esigenze di tre Comuni di circa 140.000 abitanti totali. Oltre al dolore per la perdita di un caro, quindi, le famiglie residenti in questi Comuni a nord di Napoli, dovranno mettere in conto anche lo strazio di andare ad elemosinare o, letteralmente, “alla ricerca” di una sistemazione per la persona defunta, sempre con la consapevolezza che, in caso di spazi esauriti, bisognerà rivolgersi al cimitero di una città limitrofa.

Proprio lo scorso luglio, inoltre, il Comune di Casoria ha bloccato i lavori per la costruzione di 180 nuovi loculi dal costo di quasi un milione di euro: un prezzo troppo alto, incapace di risolvere l’emergenza.

Eppure, nel marzo del 2010, lo stesso Comune  rendeva noto, tramite un avviso pubblico, di voler realizzare un cimitero cittadino. L’ area di circa 20.000 metri quadrati era stata individuata al confine con il Comune di Afragola e, sempre in base a quanto definito nell’avviso, era necessario affidare l’incarico ad un professionista geologo, capace di avviare uno studio geologico dell’intera area.

A distanza di quasi un anno e mezzo, che fine ha fatto questo progetto? E soprattutto, i cittadini casoriani possono nutrire lecitamente la speranza di vedere costruire un cimitero nella propria città, oppure bisogna abbandonare subito l’illusione?

Aspettando una risposta che arrivi a breve, almeno per il momento, ci mostriamo fiduciosi.

 

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