Antonia Terracciano: “Patrimonio artistico della città e produzione musicale, secondo me è il connubio più felice”

NAPOLI – Si prevede un folto pubblico per ‘La Serva Padrona’, celebre intermezzo di Giovan Battista Pergolesi proposto dalle ore 18 alle 19.30 di domenica 14 maggio 2017 nella Sala S. Antonio, presso l’affascinante Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore ubicato in Piazza San Gaetano, nel Centro Storico partenopeo. Pagando un biglietto di dieci euro sarà possibile seguire l’Ensemble d’archi dell’Orchestra San Giovanni, con Keith Goodman come direttore e basso continuo.

Saranno il Soprano Antonia Terracciano, il Baritono Giampiero Cicino e l’attore Pierangelo Fevole a interpretare i ruoli di Serpina, Uberto e Vespone. In particolare, Antonia Terracciano, che oltre ad essere Soprano è docente di pianoforte e compositrice, mi spiega durante l’intervista che “il personaggio della servetta, della giovane furbetta, è un ruolo che non avrei mai pensato di interpretare, è anche una sfida con quelle che sono le mie caratteristiche emotive”.

Come è nata l’idea?

“Quando Keith ha proposto questa Opera, ho accettato di buon grado perché mi piace molto. Pergolesi è puteolano di adozione, in lui c’è qualcosa che rimanda alla nostra terra, in ogni sua composizione si sente la nostra tipica solarità”

Come è nata invece la tua passione per l’Opera?

“Io e Giampiero ci siamo conosciuti quando io ero una pianista, andai a teatro per uno spettacolo dove c’era lui. L’Opera lirica non mi piaceva, ascoltando lui capii che l’Opera mi piaceva tantissimo e iniziai a studiare canto. È un amore nato dieci anni, un doppio amore, quello sentimentale e quello musicale”.

Proporrete lo spettacolo tra l’altro in una location davvero affascinante….

“Sono estasiata per la scelta del luogo. Nel cuore pulsante di Napoli ci sono posti dove una persona vorrebbe andare tutti i giorni per svagarsi, per stare bene, per respirare un po’ della nostra napoletanità. E mi riempie di felicità poter cantare lì e a sua volta ciò mi permette di cantare con maggiore entusiasmo”.

Si dovrebbero dunque incentivare iniziative del genere, promuovere magari spettacoli per valorizzare il territorio e i suoi tesori?

“L’Italia ha inventato l’Opera lirica e purtroppo è fanalino di coda per quanto riguarda la promozione e il finanziamento dell’Opera. Iniziative diciamo ‘private’, distaccate da fondazioni liriche o teatri di tradizione, sono proprio la chiave di volta per far riscoprire al pubblico l’Opera. È determinante unire il patrimonio architettonico e artistico della città con la produzione musicale, secondo me è il connubio proprio più felice”.

Emilia Sensale 

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