Anche San Mauro nella “questione del muro”. Il Comune al lavoro contro il muro abusivo, non si escludono azioni legali

Quello che succedeva in via Enrico Caruso l’abbiamo saputo grazie ad un esposto degli abitanti della zona, datato 28 luglio 2011. Un muro abusivo, costruito in qualche giorno, alto, che chiude completamente l’accesso a chi viene dalla zona di via Calvanese ad un terreno da cui si arriva più facilmente alla stazione di piazza Dante e alle traverse di via Petrarca. Un terreno attraversato ogni giorno da studenti e pendolari, dove da anni si aspetta che venga costruita una vera strada.

Un fondo comunale. Volevano farci un garage a pagamento, dicono.

La rabbia dei cittadini, però, ha costretto il Comune a scavare nella questione e nelle sue responsabilità. Una su tutte, quella

dell’Ufficio Urbanistica, che nel 2010 ha accettato una Dichiarazione di Inizio Attività che definire infondata e incompleta è un eufemismo.

 

Per eseguire un tale lavoro bisogna ovviamente fornire una documentazione che dimostri la proprietà del terreno sul quale si vuole costruire, e il fondo di via Caruso è di proprietà del Comune di Casoria. Basta andare al catasto per saperlo.

All’Ufficio Urbanistica, invece, è arrivato l’atto del 1934 con cui il Podestà (che sostituì il Sindaco durante il Ventennio fascista) affida alla parrocchia di San Mauro il terreno del Comune, che ne conserva comunque la proprietà.

 

Non è ben chiaro il ruolo che la parrocchia ha giocato in questa faccenda. Nel 2008, infatti, scriveva una lettera all’Amministrazione in cui denunciava la presenza di abusivi sul terreno di via Caruso che ha in gestione. Nel 2010, però, sulla DIA presentata al Comune c’è anche la firma del preposito di San Mauro.

La dichiarazione presentata denunciava l’inizio di opere di livellamento del terreno e la realizzazione di un piccolo muretto, ma la costruzione del muro è completamente difforme dalla DIA, fatto che da solo decide l’illecito compiuto. Alla metà di agosto è scattato il conto alla rovescia: in novanta giorni quel muro deve essere buttato giù.

Sono già state minacciate azioni legali nei confronti del Comune, ma oltre alla questione sulla proprietà del terreno e alle difformità dei lavori realmente eseguiti rispetto alla DIA, c’è un’altra illegittimità che sembrerebbe chiudere definitivamente i giochi. L’Ente avrebbe ragione in ogni caso. Il terreno, infatti, è classificato come seminativo. Il cambiamento della destinazione d’uso non ha mai ricevuto alcuna autorizzazione.

 

m.mastrobuono-casoriadue@alice.it

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