Agli esponenti della coalizione di Centrosinistra, al governo della Città, si richiama l’esortazione del regista Nanni Moretti: “DITE (MA SOPRATTUTTO FATE) QUALCOSA DI SINISTRA”! No al conferimento delle nomine politiche e alle consulenze.

Le aspettative dei Casoriani nei confronti dell’amministrazione di Centrosinistra a guida Carfora non vanno deluse. Il rischio è che si allarghi ulteriormente il fossato tra politica locale e comunità cittadina, accentuando fenomeni di disaffezione, di disimpegno, di rifugio nel privato. Quando la politica riesce a motivare gli elettori, aumenta conseguentemente la partecipazione democratica e la gente si desta dal torpore sociale, appassionandosi alle irrisolte e urgenti questioni della nostra martoriata realtà territoriale e urbana. Viene spontaneo, rivolgendoci alla coalizione risultata vincente alle ultime elezioni amministrative, riprendere il noto invito del regista Nanni Moretti espresso alcuni anni fa, destinandolo al Sindaco e alla maggioranza che lo sostiene: “Dite (ma soprattutto fate,ndr) qualcosa di sinistra”! Sì, perché non è inevitabile l’allontanamento dei cittadini dal Palazzo di piazza Cirillo; occorre, però, una politica e uomini di sinistra che motivino e accendano gli animi, facendo abbassare di molto il tasso di rabbia e di disgusto determinato in massima parte dal comportamento incoerente e

irresponsabile, rilevante scarsa levatura istituzionale, di non pochi esponenti della passata coalizione capeggiata da Ferrara, diversi dei quali meritatamente puniti dall’elettorato con la non elezione.

 

Un rilievo critico, a livello nazionale, va tuttavia mosso al mondo della sinistra: il risentimento che circola in questo periodo di profonda crisi economico-finanziaria negli strati popolari non é più canalizzato verso prospettive di miglioramento collettivo dai partiti di sinistra. Questa parte dello schieramento politico, di cui il sindaco Carfora è un autorevole e convinto rappresentante, deve essere pienamente consapevole del fatto che abbandonare completamente la propria identità conduce inesorabilmente al depauperamento dello specifico patrimonio valoriale, incentivando astensionismo, atteggiamenti qualunquistici, da un lato, ( “Fanno tutti parte della casta ghiottona e accaparratrice”, “Sono tutti della stessa pasta”…) e trasformismo dall’altro. Non è forse vero che i partiti di sinistra, negli ultimi decenni, hanno man mano dimenticato le ragioni del consenso che storicamente i lavoratori e le fasce sociali meno abbienti avevano loro assegnato per collocarsi su una posizione ibrida di nuovo centro? I Casoriani vogliono che la coalizione vincente nelle elezioni di Maggio rompa totalmente anche con il fallimentare modo di amministrare di quelle precedenti di centrosinistra, determinando finalmente un nuovo clima politico, così da poter respirare in Città aria di novità, nella quale siano ben percepibili quelle ragioni ideali che stimolino gli eletti a una partecipazione politica intesa come impegno disinteressato, non come strumento per acquisire potere  e per perseguire ambizioni personali. E’ questo lo “sfondo” entro cui bisogna assolutamente collocare il programma delle cose concrete da fare. In regime di austerity e di riduzione dei trasferimenti delle risorse agli Enti locali, anche i nostri rappresentanti ai quali abbiamo dato fiducia devono conformarsi al tenore di vita dei cittadini, guadagnandosi “la pagnotta” con l’assolvimento dei doveri connessi al ruolo che ricoprono ( in passato, alcuni eletti percepivano  senza vergogna i compensi di gettoni di presenza, pur senza aver presenziato agli incontri delle commissioni: amici compiacenti firmavano al loro posto…). In particolare, va condannato con fermezza l’uso clientelare del potere: no, dunque, al rigonfiamento, tante volte verificatosi nel passato, consistente nel conferimento degli incarichi di nomina politica e di consulenze varie. In passato, è vero, come hanno scritto Cesare Salvi e Massimo Milone nel libro “Il costo della democrazia”, “ la pubblica amministrazione aveva storicamente assolto nel nostro Paese una funzione di ammortizzatore sociale, attraverso la leva dell’impiego pubblico. Ma almeno accadeva attraverso leggi approvate con pubblici dibattiti e con piena assunzione di responsabilità politica.  Ora, la funzione di ammortizzatore sociale si ripristina occultamente, al servizio di pochi!” Quale l’alternativa? “Quella di qualificare e formare bene i pubblici dipendenti, valorizzando le burocrazie professionali”.

Share This Post